La paura non va in vacanza


” I mali che fuggi sono in te.”

Seneca

Non di rado si crede che  le  tanto desiderate vacanze possano essere il ristoro dei sensi e dei problemi, la via di fuga che offrirà sollievo e svago da tutte le situazioni problematiche e le fonti di stress quotidiano. Spesso però non è allontanandosi che i problemi svaniscono anzi…

Purtroppo, mi riferisco soprattutto alle persone che soffrono di attacchi di panico, ansia e fobie la vacanza può diventare enorme motivo di “preoccupazione”. Nei casi più severi si rinuncia evitando ogni spiacevole sensazione: si eviterà così di prendere l’aereo, la nave o il treno, si eviterà di entrare in contatto con la natura e con tutti quei piccoli insetti che tanto disgustano i sensi, si eviterà la montagna e le sue altezze, il mare e le spiagge affollate…

La maggior parte delle persone che soffrono di disturbi basati  sulla paura infatti hanno in comune  “l’evitamento” come vera e propria strategia comportamentale ridondante (Barlow, 1990; Marks, 1978-1999; Nardone 1988-1993) questo poiché inizialmente la persona si sente meglio, evitando si sente al sicuro e protetta, salva da ogni pericolo esterno. Sebbene evitare provochi un iniziale sollievo e beneficio, col tempo diventerà la linfa del problema, lo fortificherà e nutrirà giorno dopo giorno. Evitare infatti significa agire come se quell’azione o oggetto costituissero una reale minaccia per il proprio benessere (Nardone, 2000).

Diverso è il caso di chi combatte affrontando il viaggio: nonostante le buone intenzioni la paura non va in vacanza e la persona partirà portando con sé tutte le sue paure e angosce. Potrebbero in questo caso prefigurarsi nella mente dell’interessato scenari apocalittici di aerei che cascano, montagne che franano, scenari non aiutati dalla cronaca che particolarmente nel periodo estivo sembra quasi rinforzare questo tipo di profezie catastrofiche.

Alcune persone invece riescono a convivere con la propria fobia perché aiutati dal contesto che non offre loro così spesso l’esposizione e il contatto con l’oggetto fobico oppure esistono situazioni in cui ci si autoinganna fino a non percepire mai il proprio disagio o le proprie rinunce mascherate da gusti o decisioni razionalmente ponderate e consapevoli.

 

“Ma non sarà normale avere queste paure?”

Potenzialmente tutto è normale quando la persona lo percepisce e lo sente come tale, ma quando insorge il senso di rinuncia, quando si sente che si vorrebbe e si potrebbe vivere meglio, quando si capisce che si sta perdendo parte del proprio tempo e del proprio benessere: quello è il momento per intervenire chiedendo aiuto ad uno specialista che saprà indicare il percorso più adeguato al problema.